Tema Castelbuono Oggi

La fotografia inquadra tra due pareti, in un’atmosfera autunnale, uno scorcio col campanile di una chiesa, sfocato dalla lontananza, mentre in primo piano si allineano le mollette che su dei fili tengono stesi dei sacchi, forse serviti a contenere il raccolto di olive... (Maria Antonietta Spadaro)
Una competizione sportiva: una corsa per le vie di Castelbuono davanti ad un pubblico più o meno attento. L’uomo corre sfiorando appena con i piedi il selciato della via e in quell’attimo fugace il fotografo ha inquadrato la ragazza ferma sul marciapiede tra le gambe dell’atleta. (Maria Antonietta Spadaro)
Musica in un locale a Castelbuono: un gruppo di amici improvvisa una band oppure si tratta di musicisti navigati? Comunque la foto rende un’atmosfera di festosa felicità musicale. (Maria Antonietta Spadaro)
Lo scatto fotografico, che si sofferma sul campanile, mentre una colomba dispiega le ali in volo, ben rende il valore di due simboli che, seppur l’uno è identitario di storia della comunità e l’altro di pace, entrambi sono araldi della fede nel comune sentire religioso. (Rita Cedrini)
La realtà frammentata dai fori della grata è colta dalla fotografia nelle molteplicità degli elementi che la compongono e restituiscono così a ogni dettaglio il valore di autonomo di prodotto d’arte. (Rita Cedrini)
La fotografia coglie modelli di comportamento che permangono in una comunità, dove lo scorrere dei giorni si fa attesa, modelli che si affiancano alle esigenze di mutamenti e adeguamenti espressi nella ordinata organizzazione della raccolta differenziata ben allineata davanti all’uscio. (Rita Cedrini)
Una scansione temporale anzi, una partitura, definisce la natura di questo "assolo" umano in cui le linee fortemente verticali dell'architettura e i pochi oggetti che si susseguono, disegnano un immaginario foglio sul quale il tempo scandisce il ritmo dell'esistenza. (Francesco Piazza)
Attraverso il corretto controllo del colore, delle ombre e delle luci l'autore comunica la dinamicità e l'evoluzione emozionale del soggetto in primo piano, calato dentro un paesaggio inusuale, ma conosciuto, che egli contribuisce ad arricchire. (Francesco Piazza)
L'identità della composizione, con le tre pareti visibili che saturano l’aria, definisce l'equilibrio perfetto tra il soggetto e il suo mondo. Attraverso la ripresa dall'alto, l'autore evoca il passaggio del tempo che ha rivestito lo spazio chiuso di una stanza, permettendoci di entrare in empatia con l'uomo e con il suo universo, anche nelle sue evidenti dissonanze e difficoltà. (Francesco Piazza)
Anabasi e catabasi. La scala e la cancellata chiusa sono l’enigma, al centro. I santi sono pronti. Si attende il corpo, ma questa volta si risale in superficie. Verso l’aria. (Girolamo Cusimano)
Antica ferita propizia lo sguardo sul futuro di un nuovo, inatteso, punto di vista. Rinascimento. (Girolamo Cusimano)
La notte stellata. L’eterno e l’effimero. Nel segno della festa, che gronda sul paese, il castello riflette, nella imponente possanza, l’atmosfera rituale. Battesimo. (Girolamo Cusimano)
“ Anche il tempo ha un’anima nascosta e l’obiettivo è riuscito a coglierne i meccanismi con estrema leggerezza.” (prof. Maria Scaglione)
“Dal passato emergono immagini che attraversano il paese come flusso di memoria, inarrestabile e illuminante…Non è ipotizzabile futuro senza ricordo del nostro ieri" (prof. maria Scaglione)
“Sarà rispetto per l’ambiente, sarà strategia ambientale…. Ma gli animalisti dove stanno? Oltre il danno la beffa. Perché?” (prof. Maria Scaglione)
Tutto farebbe pensare alla vitalità: foglie mosse dal vento, nuvole vaganti, rami di palma pendenti, corpo dalla muscolatura in evidenza, ma … La luce livida e fredda fissa ogni cosa in una staticità di morte. (prof. Maria Scaglione)
Immagine opportunamente ricercata in cui sacro e profano, che tanto determinanti sono stati e sono nella nostra storia, emergono come sospesi nel nulla. Ma la vita vera è altrove … (prof. Maria Scaglione)
Dal cinema al teatro al bar: attraverso gli anni giunge a noi l’eterno desiderio di incontri… (prof. Maria Scaglione)
Non puoi imbrigliare l’estro. La creatività non ha confini di tempo né di spazio… (prof. - Maria Scaglione)
Paese mio dai mille volti, dalla multiforme personalità, fonte di improbabili scoperte, motivo di inaspettata meraviglia… (prof. Maria Scaglione)
“La neve è una poesia. Una poesia che cade dalle nuvole in fiocchi bianchi e leggeri. Questa poesia ha un nome. Un nome di un candore smagliante. Neve". (Maxence Fermine)
Inquietante il sudario che in questa immagine racchiude olive che si riscaldano al sole, sui tetti delle case che in lontananza alludono ai quadri di Guttuso e di Totò Bonanno. Le scansioni cromatiche di tegole e abbaini rimandano ad un canto popolare di singolare intensità. (prof. Aurelio Pes)
A Giordano Bruno dobbiamo l’idea di un mondo quotidiano che trascendendo se stesso attinge la massima sfera degli infiniti mondi. Qui, un lampione illumina di notte una casa e, su un balcone, inopinatamente, appare un motociclo posteggiato con il manubrio che si atteggia quasi ad ala pronta per innalzarsi ulteriormente. (prof. Aurelio Pes)
Il nostro occhio non è particolarmente educato ad immagini di neve fra gli alberi che sembrano cristalli che infrangono il paesaggio. Il tutto crea un distacco dai luoghi che abitiamo, per indicare un altrove di non sicura destinazione. (prof. Aurelio Pes)
Nel realismo nostalgico di Finisguerra, il gesto tornatoriano o, se vogliamo, bufaliniano, torna prepotente a dialogare con il nostro entroterra mentale, con oggetti e spazi della memoria in cui il dialogo impone le sue regole, i suoi silenzi, le sue sonorità. (prof. Aldo Gerbino)
La città che fu di Castelli è, per Campanella, un fulcro di luce, onde solari l’attraversano mentre foschi corpi nuvolosi, quasi di matrice pittorica, imprimono la loro essenza mutevole, il loro boschivo sentore di fronde, di venti aperti tra le quinte di una fervida natura. (prof. Aldo Gerbino)
Il verismo strutturale dell’immagine di Cultrara segna, con decisione, la storia artistica e sociale di una “città del mondo”, direbbe Vittorini, dilatata nel tempo e pur sempre attuale nella forza contenuta della sua anima di pietra, custode di creativi progetti della mente. (prof. Aldo Gerbino)
Non soltanto marchio fotografico questo di Vincenzo Fiasconaro , ma icona metafisica di una geografia naturale e biologica in cui le brume mattutine perfondono vallate, colline, orizzonti inquinati dalle nuove strutture energetiche; poi l’arcaico skyline della città raccolta nella sua valenza spirituale, prossima al risveglio, fermata dalla mano ampia del tempo. (prof. Aldo Gerbino)
L’istantaneità dell’evento naturale, raccolto con efficacia da Rosario Mazzola, traduce in termini di focalizzazione ambientale e architettonica vita della città con i suoi centri fondanti e le sue relazioni ambientali. Luce naturale e artificiale raccontano, in fondo, una storia di energie. (prof. Aldo Gerbino)
E’ un incipit alla città, questo di Daniele Li Volsi, in cui l’ acqua costituisce protagonista per eccellenza, con le sue storie ataviche di fontane e fontanelle, con i suoi crudi e felici ricordi, i quali si riversano nella sfocatura umana sorpresa dai caldi d’agosto. (prof. Aldo Gerbino)
La complessa inquadratura luministicamente coinvolgente riconduce all’ideale immagine del ricercatore e dello scienziato e sembra tagliata dalla sequenza di un film dove lo scienziato allude certamente a Francesco Minà Palumbo e alla cultura castelbuonese. (prof Piero Longo)
L’immagine vive del contrasto tra il muro e la scala in primo piano e lo spazio architettonico del fondo illuminato da un improbabile tramonto quasi negato dalla grigia nube che conclude la quinta. Sembra che si aspetti una presenza umana. (prof. Piero Longo)
Luce e controluce giocano e producono lo spazio di questa immagine nella quale la musica sicuramente è protagonista e sembra sottolineata dalle mani in movimento e dalla titolazione posta come fulcro della visione. (prof. Piero Longo)
Icona inconfondibile della città e marchio di comunità registrano i parametri connotativi di questo “Scorcio di Castelbuono” firmato da Giulia Fusco. Una dimensione in cui la didascalia si accomuna al messaggio ambientalista, e dove il luogo si raccoglie, compatto, nelle stratificazioni della sua storia. (prof. Aldo Gerbino)
Simboli della città, intesa come nucleo di devozione, di storia ambientale, civile e religiosa, traspare con Paolo Terruso, attraverso la pulizia rappresentativa della sua “Madrice vecchia”. Una centralità monumentale capace di svettare e connotare persistenza culturale e senso di valori legati alla "storia patria". (prof. Aldo Gerbino)
Con “Impronte arabe” di Lucia Maggio, memoria e storia della città si associano alla identificazione territoriale vissuta nella riconoscibilità estetica. Tutto ciò in un paesaggio urbano di grande suggestione e di felice connubio, come la Sicilia tutta, di un proficuo meticciato. (prof. Aldo Gerbino)
Attraverso una sintesi cromatica ed architettonica Castelbuono viene ritratta in un particolare colto tra passato e futuro, nel rapporto tra fontana e scalone del castello e avventura del bambino che ascende. (prof. Piero Longo)
Il divisionismo pittorico e la coerenza cromatica caratterizzano il puzzle panoramico del centro storico di Castelbuono nel quale si legge un’ attenta ricerca monumentale attraverso riconoscibili particolari che formano un gradevole e inscindibile insieme. (prof. Piero Longo)
Il particolare nudo ed essenziale del portico della Madrice Vecchia vissuto dai castelbuonesi, riassume la tradizionale vita di una piazza cittadina. (prof. Piero Longo)
Con "Un paese sempre uguale" l’autore segnala la forza di una tradizione capace di determinare l’imprinting di una cultura visiva che non tramonta, e, allo stesso tempo, portata alla memoria costruttiva. Il tutto, in tale foto, si costruisce con una impaginazione attiva e modernista giocata sulla linea della esemplificazione. (prof. Aldo Gerbino)
In "Tasselli d’infanzia" è il gioco minimale e razionale dei volumi a creare una poetica essenziale, e, a volte, laccata da toni lirici. Pur nel rigore geometrico della immagine si rende agile il confronto tra luci ed ombre; la figura nella sua totalità appare assorta in una dimensione di linee sinergiche e accennati bagliori. (prof. Aldo Gerbino)
Con "La notte degli dèi" il motivo dello skyline della città colpita dal fulgido reticolo dei fulmini, attesta la volontà a cogliere l’estemporaneità di una natura percepibile in tutta la sua intensità e in tutto il suo valore primordiale. (prof. Aldo Gerbino)
L’angolazione scelta restituisce l’ambiente fisico, e la percezione dello spazio è enfatizzato dalla figura in primo piano nella quale si concentra la memoria di tutti i castelbuonesi che vi hanno giocato. (Prof. Piero Longo)
L’autore ha colto nella notissima immagine di Piano Castello il valore cromatico della pietra che la luce inquadra attraverso il rapporto tra la figura e la nuvoletta bianca che domina la scena. (Prof. Piero Longo)
La serena prospettiva dell’immagine è un trionfo del bianco e nero , come in una antica incisione, mostra caratteristici edifici di indubbio fascino paesaggistico. (Prof. Piero Longo)
Rifrazione coniugata ad equilibrio formale e, allo stesso tempo, non togliendo valore alla estemporanea presenza dell’evento, dell’accadimento cittadino, da cui traspaiono gli umori locali, i suoni, il brusio. (Prof. Aldo Gerbino)
Compostezza e agile comparazione tra espressioni architettoniche, artistiche, votate ad un alone di letterario silenzio, di quiete contemplativa il tutto nello spazio concluso della provincia. (Prof. Aldo Gerbino)
Nostalgico scorcio nel corredo degli elementi architettonici, storici e popolari mentre ogni cosa appare immersa nello smalto di una vita pienamente vissuta nell’alternanza dei giorni. (Prof. Aldo Gerbino)
Un autentico brano di vita da cui emerge la forza della socialità. Un’immagine corale in cui la lettura dei dettagli, delle espressioni, chiarisce il clima sociale e rende il senso di una autentica comunità. (Anna Fici)
Osservando attraverso delle grate il fotografo ha scelto una suggestiva inquadratura che ci conduce nel clima di un segreto bisbigliato. (Anna Fici)
Un’immagine suggestiva, dai colori saturi e vitali, in cui si gioca ad inquadrare trasgressivamente. (Anna Fici)

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